
Ulteriori informazioni
Le origini e l'età romana
Secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, III,130), l'antica Feltria fu fondata dai Reti (oppido retico) con le città di Trento e di Verona. Discusso il toponimo: taluni lo avvicinano alla lingua etrusca (Felthuri, cioè città di Fel) osservando un'assonanza con Velhatre (Velletri).
Gradualmente romanizzata, Feltria divenne municipium optimo jure e in età imperiale conobbe un notevole sviluppo economico ed urbanistico. Fondamentale la vicinanza all'importante Via Claudia Augusta, strada che da Altino, sulla Laguna Veneta, portava, attraverso Trento e il Brennero, fino ad Augusta Vindelicum (l'attuale Augusta, in Baviera).
Con il tempo la città divenne importante sede di associazioni di fabri (artigiani), di centonari (addetti al riciclaggio di vesti usate e scarti di lavorazione della lana, le centones sono identificabili con l'attuale feltro che dal nome della città ebbe origine) e di dendrophori (boscaioli, artigiani, mercanti e trasportatori di legname).
Nel tardo impero la diffusione del cristianesimo permise la fondazione della diocesi feltrina con una prima cattedrale. Si fa tradizionalmente risalire a San Prosdocimo di Padova l'evangelizzazione della zona.
Il Medioevo
La crisi e la fine dell'Impero Romano d'Occidente, con le invasioni degli Unni e dei Goti fecero decadere la città. Durante il dominio dei Longobardi Feltre fu aggregata al ducato di Ceneda. Di quel periodo restano tracce nella denominazione del maniero che sovrasta la città detto Castello di Alboino e nel toponimo della frazione di Farra (dal germanico Fara, accampamento). La città fu in seguito dei Franchi di Carlo Magno che le restituirono un ruolo di centralità territoriale e di autonomia, quindi passò al successore di Carlo, Berengario re d'Italia.
Da questo periodo sino al XIV secolo, si affermò sempre più il potere episcopale, in modo particolare da quando con la Dinastia ottoniana i vescovi furono elevati al rango di conti. A Feltre il vescovo era a capo di un comitatus (una contea) piuttosto esteso e comprendente oltre al Feltrino attuale (esclusi alcuni centri posti a sud, ricadenti nella pieve di Quero a sua volta compresa nella contea dei Collalto), anche le valli del Primiero, del Tesino e della Valsugana sino a Pergine.
Durante il XIII e il XIV secolo Feltre fu coinvolta nelle tragiche vicende legate alla signoria dei Da Romano (con il noto Ezzelino), finendo infine sotto il potere dei Da Camino. A questi seguirono i Carraresi, dal 1315 al 1337, gli Scaligeri di Verona, i Duchi di Carinzia, l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo, re Luigi I d'Ungheria, Leopoldo III d'Asburgo (che allo stesso tempo ricopriva la carica di Marchese di Treviso), di nuovo i Carraresi e infine i Visconti di Milano.
Nel tratto compreso tra le cosiddette scalette vecchie e nuove, sopra la cinta muraria qui edificata alla fine del Quattrocento, corre l'antico sentiero della Sentinella
La Serenissima
Nel 1404, alla morte del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, Feltre, non potendosi più difendere da sola dalle mire dei Carraresi, preferì seguire l'esempio di Vicenza e sottomettersi al dominio della Repubblica di Venezia (fatto tuttora ricordato con il palio locale). L'età veneziana assicurò ai feltrini uno stato di pace e di prosperità, salvo alcune sporadiche dominazioni, come quella dei Conti di Gorizia (1414-1420). Nel 1509, nel corso della guerra cambraica, la città di Feltre con il benestare della Serenissima si donò all'imperatore Massimiliano I d'Asburgo che, a capo della Lega di Cambrai, era sceso in Italia per combattere contro Venezia. Girolamo Lusa, nobile feltrino, consegnò le chiavi al duca Erich Von Braunschweig in rappresentanza della propria casata davanti a Porta Imperiale il 18 giugno 1509, e poco dopo, il 1º luglio, Massimiliano I entrò ricevuto dalla cittadinanza in festa e le celebrazioni proseguirono per altri due giorni. Successivamente, la città fu riconquistata dai Veneziani e fu quasi interamente distrutta con particolare accanimento sulla popolazione locale da parte delle truppe Asburgiche nel corso delle ostilità. Al termine del conflitto, dopo quello che è ancor oggi ricordato come "l'Eccidio di Feltre" da parte degli Austriaci, la ricostruzione trasformò Feltre in un unicum architettonico ed urbanistico, ben delineato dai canoni estetici e culturali del Rinascimento.
Dal Seicento si ebbe però un evidente decadimento della città. La crisi veneziana si riverberò anche sulla plaga feltrina, le produzioni locali di lane grezze, di legno e di ferro entrarono in una fase critica, con un conseguente malessere economico. Rimase un'agricoltura povera e insufficiente a sostenere il reddito generale del territorio[4].
Nel 1729 Feltre ebbe Carlo Goldoni impiegato come coadiutore della Cancelleria carceraria. Goldoni era allora ancora ben lontano dall'essere il celeberrimo maestro e riformatore del teatro, ma si mostrava con tutta evidenza già interessato alla scena e agli attori, tanto che, nel 1730 al Teatro de la Sena di Feltre andarono in scena alcuni suoi lavori teatrali (Il buon padre e La cantatrice).
L'Ottocento
Nel 1797, anno della Caduta della Repubblica di Venezia, il Feltrino fu invaso dai francesi di Napoleone e amministrato dalla fazione democratica; risale a quegli anni la scalpellatura delle lapidi venete i cui testi, resi illeggibili, si vedono ancora sulle facciate delle case patrizie nella città vecchia. Caduta nell'orbita austriaca nel 1798, in seguito al trattato di Campoformido, Feltre entra a far parte del Regno Italico con capitale Milano. Dopo il Congresso di Vienna, nonostante la tendenza a ristabilire secondo il principio della legittimità dinastica lo status quo ante Napoleone, non fu ricostituita la disciolta Repubblica di Venezia e Feltre entrò invece a far parte del Regno Lombardo-Veneto, soggetto all'Impero austriaco. A questo periodo risale lo stemma cittadino, in seguito modificato, derivante da una concessione imperiale del 1854 dell'imperatore Francesco Giuseppe I, disegnato dall'Imperatore e donato alla città in occasione del matrimonio con Elisabetta di Baviera alla cui cerimonia fu invitato anche il vescovo della città, Vincenzo Scarpa, nominato predicatore di Corte per la casa d'Austria. L'amministrazione austriaca fu attenta a rispettare per quanto era possibile il carattere socio-amministrativo feltrino, decentrando le competenze. L'Austria promosse i lavori pubblici e incentivò la costruzione di nuovi edifici, spesso progettati dall'architetto Giuseppe Segusini. Accanto agli interventi edilizi suddetti, si proposero interventi di riqualificazione della città. Nel 1861 si segnala la donazione da parte dell'imperatore Francesco Giuseppe di un pregiato organo creato dalla bottega di Giovanni Battista De Lorenzi e regalato alla Basilica santuario dei Santi Vittore e Corona. Feltre rimase parte dell'Impero d'Austria fino al 1866, anno della sua annessione al Regno d'Italia e del cosiddetto plebiscito del Veneto del 1866.
Il Novecento
Nel 1911 Carlo I d'Austria, nipote di Francesco Giuseppe, e la moglie Zita di Borbone durante il proprio viaggio di nozze decisero di visitare Feltre e in omaggio alla sposa fu posta una targa commemorativa sulle mura cinquecentesche (l'attuale Via Campogiorgio) con l'iscrizione "Zita promenade".
Gli austriaci tornarono con la Grande Guerra dopo la battaglia di Caporetto (9 novembre 1917), in quell'occasione anche Carlo I visitò la città e stabiliì il quartier generale delle forze austro-tedesche nel palazzo Guarnieri a partire dal 13 novembre. Le truppe austriache rimasero a Feltre sino alla fine del conflitto anche con l'aviazione austriaca con le Flik 2D, Flik 8D, Flik 14D, Flik 16K, 39P e la città fu sede della Flik 60J di Frank Linke-Crawford, l'asso austroungarico soprannominato il «Falco di Feltre».
Il 19 luglio 1943, in piena seconda guerra mondiale, avvenne il famoso Incontro di Feltre tra Benito Mussolini ed Adolf Hitler. L'incontro si tenne in verità a Villa Pagani Gaggia, presso San Fermo di Belluno[5], a diversi chilometri dalla città, ma i due capi di Stato fecero la loro apparizione al balcone - oggi smantellato - dell'allora esistente Caffè Grande prospiciente Largo Castaldi. Fu l'ultimo atto di Mussolini quale capo del governo del Regno, che cadrà pochi giorni dopo, il 25 luglio. La cittadina fu occupata dai tedeschi quattro giorni dopo l'armistizio: Feltre venne assediata e, insieme alla Provincia di Belluno, annessa all'Alpenvorland sotto il comando del Terzo Reich.
Il territorio feltrino fu un'importante zona operativa delle formazioni partigiane organizzate nel Battaglione "Zancanaro" della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci.
Molti feltrini pagarono con la propria vita la loro attività antifascista. Nella "Notte di Santa Marina" del 19 giugno 1944 furono uccisi il colonnello Angelo Giuseppe Zancanaro, il figlio Luciano, Pietro Vedrami, Roberto Colonna e Oldino De Paoli, e duramente malmenati presso il Seminario don Giulio Gaio e don Candido Fent. L'attività partigiana nel Feltrino è ben espressa dalle parole di un ufficiale delle SS: "Feltre è la città che più ci dà da fare di tutta la Provincia, dove l'opposizione all'autorità, e l'attività partigiana, sono più salde e decise".[senza fonte]
Nel 1986 la diocesi di Feltre, nonostante gli accorati appelli del mondo laico e di quello religioso, fu unita alla diocesi di Belluno nella nuova circoscrizione ecclesiastica di Belluno-Feltre.