Comune di Roccaraso
Roccaraso è un comune italiano di 1 637 abitanti della bassa provincia dell'Aquila in Abruzzo. Situata ai margini meridionali dell'Altopiano delle Cinquemiglia, appartiene alla Comunità montana Alto Sangro e altopiano delle Cinque Miglia.

Ulteriori informazioni
Considerata la patria sciistica dei partenopei (con lo sviluppo legato al turismo sono sorte numerose residenze per la borghesia partenopea), i suoi impianti sciistici, appartenenti al comprensorio sciistico dell'Alto Sangro, la rendono tra le maggiori stazioni turistiche montane dell'intero Appennino.
Roccaraso è posta nella bassa provincia dell'Aquila pochi km a sud dell'altopiano delle Cinquemiglia e dell'altopiano del Quarto Grande, nella zona degli altipiani maggiori d'Abruzzo, sovrastato ad ovest dal Piano Aremogna e dai monti di Roccaraso (sottogruppo del Monte Greco). Il centro cittadino è situato a 1236 metri sul livello del mare.
Roccaraso sorge intorno all'anno 1000 nei pressi del torrente Rasinus, da cui prende il nome di Rocca Rasini. Si sviluppa come borgo agricolo, pastorale e artigianale, consentendo alla sua popolazione una vita serena e prosperosa. Il terremoto della Maiella del 1706 danneggiò il borgo. Nel 1698 era stato eretto in paese il Teatro Angeloni, costruito da Berardino Angeloni, ritenuto il teatro civile più antico d'Abruzzo insieme al San Salvatore dell'Aquila, purtroppo distrutto durante la seconda guerra mondiale. Nel 1813 nacque in paese il patologo Salvatore Tommasi, cui è dedicata la Biblioteca provinciale dell'Aquila; una targa commemorativa oggi è posta su un palazzo presso la Piazza comunale.
Verso la fine dell'ottocento, l'apertura del collegamento ferroviario con Napoli comincia a portare i primi turisti, attratti dalla bellezza dell'ambiente naturale, e soprattutto dalla possibilità di attivare un comprensorio sciistico da parte degli abitanti, accolti nei vari alberghi che in quell'epoca cominciavano a sorgere.
Dall'Ottocento al primo Novecento[modifica | modifica wikitesto]
La realizzazione della ferrovia Sulmona-Isernia nel 1897, per interessamento del Senatore Giuseppe Andrea Angeloni, segnò la svolta nella storia economica di Roccaraso, facilitando i collegamenti con la Campania e il Lazio. L'inizi dell'attività sciistica iniziò nel 1909 con la scoperta da parte di un gruppo di giornalisti, citato inoltre dall'Agostinoni nel libro "Altipiani d'Abruzzo" nel 1911. La Guida Touring del 1938 dopo aver definito Roccaraso "fresca e pittoresca stazione estiva di diporti invernali" annovera 9 alberghi, testimonianza già di progredita attività ricettiva. La famiglia Reale dei Savoia fu spesso ospite del paese e ciò contribuì a far riconoscere Roccaraso alle famiglie nobili più in vista tra Napoli e Roma, prima della guerra infatti gli alberghi erano notevolmente aumentati.
Negli anni '20 Roccaraso fece il salto di qualità, con la costruzione di alberghi veri e propri, poiché prima esistevano solo piccoli bivacchi: nacque l'Albergo Savoia, dovuto all'iniziativa del Colonnello Zamboni il quale contribuì a dare una spinta al turismo roccolano; dopo il Savoia fu costruito il "Monte Maiella" con 20-30 lire di pensione, infine il "Reale". Poi venne eretto l'albergo economico "Roma" per consentire lo svolgimento di gare a livello nazionale, nel 1922 fu costituito il Club Sci Roccaraso, uno dei primi in Italia, nel 1937 il principe Umberto II di Savoia venne ad inaugurare uno dei primi veri impianti di slittovia, che portava a Monte Zurrone. Fino alla guerra, Roccaraso era considerata la stazione più progredita del sud Italia e dell'Abruzzo. Presso l'Aremogna, nel 1938 fu costruito il Rifugio Giovanna , in onore della visyta di Giovanna di Savoia, ampliato notevolmente dopo la guerra nel Rifugio Aremogna.
Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]
Disegno di Roccaraso nel 1908, dal libro Viaggio nei Tre Abruzzi di Anne MacDonell
A guerra iniziata, Roccaraso si trovò compresa nella linea di difesa Gustav, voluta dal Generale Kesselring contro gli alleati. Le truppe tedesche arrivarono nel settembre 1943, iniziando i lavori di fortificazione della linea Gustav, e dato il terreno estremamente pianeggiante, vennero scavate fosse, disboscate le aree verdi con i tronchi accatastati in mezzo alla strade e alle porte del paese per impedire in ogni maniera l'avanzata alleata, tronchi ammassati anche nel resto delle vie della Piana delle Cinquemiglia, fino a Rocca Pia e Castel di Sangro, in tutto gli alberi abbattuti furono 2000. Il 3 novembre giunse l'ordine di sfollamento del paese, con indicazione di ricovero Sulmona, mentre gli aerei ricognitori degli alleati perlustravano l'altopiano. Quando gli alleati presero Castel di Sangro, il piano di distruzione di Roccaraso fu attuato, minate le case, i palazzi, le chiese, e tutto fatto brillare. Praticamente macabra risultò la distruzione, poiché nel vero senso della parola dell'abitato medievale-rinascimentale non rimase alcune traccia, se non brandelli di mura della chiesa madre di Sant'Ippolito, la torre campanaria e la facciata, e la chiesa di San Rocco, miracolosamente rimasta intatta dalle distruzioni. Altri monumenti di pregio, come il teatro Angeloni, il primo realizzato in Abruzzo nel XVII secolo, e la torre dell'orologio, rimasuglio del castello medievale (posta davanti la chiesa madre), scomparvero per sempre.
Distrutta Roccaraso, i tedeschi si diressero a nord, lasciando lo scenario apocalittico ai civili e ai militari alleati. Soltanto nel biennio 1945-46 iniziò la ricostruzione, piuttosto celere, con la riapertura di un albergo per il turismo invernale, dacché Roccaraso era meta turistica, anche dei reali di Napoli, già dalla seconda metà dell'Ottocento, e successivamente del Municipio, della chiesa madre (1957 ca.) e di altre strutture ricettive, contando più sul rifacimento celere dell'abitato per dare alloggio ai cittadini, piuttosto che rispettare l'antico aspetto storico-artistico, in modo che già negli anni '50 Roccaraso potesse diventare nuovamente un florido centro turistico per l'Abruzzo e i villeggianti romani e napoletani.
Strage di Pietransieri del Bosco Limmari
Dei fatti della guerra, ancora più atroce resta l'eccidio del Bosco del Limmari, presso la frazione roccolana di Pietransieri. L'eccidio avvenne il 21 dicembre 1943 presso il Bosco del Limmari, i tedeschi trucidarono 128 persone, di cui 60 donne e vari bambini senza precise motivazioni, ma per il semplice sospetto che la popolazione sostenesse la causa partigiana. Kesselring fece affiggere dei manifesti a Rivisondoli, Roccacinquemiglia, Roccaraso, Pescocostanzo, in cui incitava la popolazione nelle case ad abbandonare i paesi per completare l'opera di distruzione tattica. A Pietransieri la gente non sfollò, ma non perché collaboravano con i partigiani della Maiella, solo alcuni si rifugiarono nei boschi, così i tedeschi accusarono la gente di tradimento, e condussero la gente nel bosco, presso un casolare. La rappresaglia tedesca dapprima si sfogò sul bestiame, per evitare rifornimenti agli alleati, poi i cittadini furono radunati nel casolare, fucilati, la casa veniva fatta saltare in aria, unica superstite fu la bambina Virginia Macerelli, che si nascose sotto il corpo della madre morta.
Tra le 128 vittime 34 furono i bambini, i corpi restarono, a causa della guerra, a lungo abbandonati nel bosco, sepolti dalla neve, e scoperti sono nella primavera del 1944 in avanzata fase di decomposizione, e dunque sepolti nell'apposito sacrario in contrada Pietransieri, con rito cristiano. Il sacrario è un tempietto ottagonale, con delle targhette di pietra che ricordano i nomi dei caduti e l'età.
Roccaraso è tra le Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni (culminate nell'Eccidio di Pietransieri) e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale.