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Le origini e l'epoca romana
La preistoria e la storia antica dell'area santagiustinese non possono che essere fortemente intersecate a quelle molto più ampie e articolate dell'intera Valle del Piave. Dopo lo scioglimento dei ghiacciai che ricoprivano la valle, l'uomo iniziò ad attraversare questo territorio e popolazioni di diversa origine, fra cui Euganei, Etruschi e Galli si succedettero nel tempo, divenendo anche stanziali. Segni di questi passaggi sono ancora oggi evidenziabili dai nomi di alcuni paesi, come Formicano, Meano, Ignano, Salzano.
Tracce certamente più concrete sono quelle dell'epoca romana. A quel tempo il territorio dell'odierna Santa Giustina dipendeva dal Municipio Romano di Feltre. Oggetti in bronzo, monili e monete, ma anche lapidi sono venute alla luce in scavi praticati nel 1835 dall'Arciprete M. Bellati a S. Margherita e nel 1871 a Bivai dal Conte Carlo degli Azzoni Avogadro. Altre lapidi romane sono state individuate nelle chiesette di Campo e Callibago. All'epoca romana un ramo secondario della Via Claudia Augusta Altinate collegava Cesiomaggiore a Belluno, attraversando nell'area pedemontana di Santa Giustina e San Gregorio nelle Alpi i paesi di Villa di Pria, Velos e Callibago, denotando come anticamente i principali collegamenti viari di questo territorio privilegiassero la zona collinare al fondovalle, troppo soggetta alle piene spesso devastanti del fiume Piave. Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo avvenne approssimativamente tra il V e i VI secolo ad opera dei vescovi di Feltre.
Il medioevo
Il dominio longobardo durò dal 568 al 774. In questa fase il territorio era diviso in due deganie (piccole ripartizioni di un ducato longobardo) dal corso del torrente Veses. Da una sponda verso il corso del fiume Caorame la Degania di Fianema, dall'altra sponda verso il fiume Cordevole la Degania di Bolpezo. Una forma organizzativa che prese a formarsi in questo periodo e che caratterizzò l'area santagiustinese priva di grossi centri abitati fu quella della Parrocchia, o Pieve, cioè un'unione di tipo religiosa intorno ad una chiesa. Il legame si spingeva anche oltre, abbracciando la sfera economica ed amministrativa. La Pieve di cui si ha notizia più antica e quella di Formicano.
A quello longobardo si sostituì dal 774 all'888 il dominio dei Franchi. A questa epoca si fa risalire la dedica della chiesa di Formicano a Santa Maria.
Giovanni, Vescovo di Belluno, nel tentativo di annettersi la Diocesi di Feltre, intorno all'anno 1000 rase al suolo il castello di Villa di Pria (o Villa di Pietra).
Tra la fine del XIII secolo e l'inizio XIV ci fu il trasferimento della Pieve da S. Maria di Formicano alla Chiesa di S. Giustina d'Ignano. L'abitato d'Ignano era considerato più baricentrico al territorio rispetto al paese di Formicano, ed in più era sede di un Chiericato, una scuola per chierici. Da quel momento la Parrocchia prese il nome di Pieve di S. Giustina d'Ignano, e con il tempo Pieve di S. Giustina.
La Repubblica di Venezia
Nel 1404 tutta l'area del Feltrino passò sotto Venezia. Il confine con il territorio bellunese era segnato dal corso del fiume Cordevole. Nel 1422 la Serenissima impose la distruzione di tutti i castelli e le fortificazioni presenti nel territorio feltrino. Si voleva così imporre un più diretto controllo sui signorotti locali, ed evitare che questi potessero tradire Venezia in favore degli imperatori germanici. Nei dintorni di S. Giustina vennero fatti demolire i castelli di Bivai e Castel (S. Tomaso e S. Giorgio della famiglia De Teuponi) e di Cergnai (della famiglia Da Cergnaio) esistenti fin dal 774. Le principali famiglie dovettero andare a risiedere all'interno delle mura della città di Feltre, città sede del Podestà e a cui l'area santagiustinese faceva riferimento.
Tra il 1728 e il 1729 Carlo Goldoni soggiornò presso Villa Bonsembiante a Colvago, ospite del medico fisico Girolamo Gasparetti. Fu proprio a Colvago che scrisse per il carnevale del 1730 i due lavori teatrali, Il buon padre (andato perduto) e La cantatrice, con cui debuttò al Teatro de la Sena di Feltre.
La chiesa di Santa Giustina, su disegno di Antonio De Boni da Villabruna, fu iniziata il 25 agosto 1782 e terminata nel 1791. All'interno è custodita un'Annunciazione di Carlo Saraceni, terminata da Jean Le Clerc nel 1621
L'Ottocento
Con la caduta della Repubblica di Venezia del 1797 questo territorio passò sotto il dominio della Repubblica Francese. La popolazione fu provata dalla guerra tra francesi e austriaci. All'inizio del 1797 truppe austriache stanziarono per circa due mesi nei pressi di Pez (nell'odierno comune di Cesiomaggiore). Il territorio nei primi anni dell'Ottocento passò ripetutamente sotto il dominio prima dell'una, poi dell'altra potenza contendente.
Dopo vari aggiustamenti, conseguenti alle diverse dominazioni succedutesi fino a quella definitiva austriaca, la data di nascita del Comune di Santa Giustina come oggi lo conosciamo è il 1º gennaio 1816
Tra il 1816 e il 1817 il territorio è profondamente segnato da una memorabile carestia che porterà allo stremo la popolazione. Il 1817 verrà ricordato come l'anno della fame.
Durante il corso dell'Ottocento, Santa Giustina venne colpita da tre epidemie di colera: nel 1835, nel 1836 e nel 1855. Nel solo 1836 sul territorio comunale morirono 389 persone, di cui 256 per colera, cifra elevatissima se si considera che in quel periodo per varia natura morivano annualmente 130 persone.Tra il 29 giugno e il 31 luglio 1855, in poco più di un mese si segnalano 236 casi di contagio e 112 morti.
Nel 1866, dopo le battaglie di Custoza e Lissa, il Veneto (e conseguentemente l'area santagiustinese) passa sotto il Regno d'Italia. Sotto lo Stato Italiano le prime elezioni comunali sono datate 7 ottobre 1866. Il conte Carlo degli Azzoni Avogadro fu nominato primo Sindaco di Santa Giustina.
Il 10 novembre 1886 viene inaugurato il tratto ferroviario Treviso-Feltre-Belluno, che toglie parzialmente dall'isolamento la provincia bellunese. Santa Giustina viene così dotata di una stazione dei treni.